Megistone
Megistone
Farò una finzione che significherà cose grandi.
(Leonardo)
Se alcuni temono le proiezioni, gli equivoci emotivi e le confusioni di ruolo che sorgerebbero tra umani e robot, specie quando questi ultimi fossero dotati di emozioni e di coscienza e di responsabilità, altri invece propendono per una visione in cui la tecnica potrebbe contribuire a una crescente apertura dell’uomo grazie al dialogo con l’alterità, tanto sul piano spirituale, cognitivo ed emotivo quanto su quello concreto. In questa prospettiva, esaltata dalla tecnologia, l’uomo dovrebbe coinvolgere nella sua attività conversativa e dialogica tutta la realtà materiale, naturale e artificiale: gli animali, le piante, le macchine. In tal modo ogni oggetto contribuirebbe, attraverso l’uomo, a una progressiva crescita globale di significato, o meglio di “senso”.
Io - E poi… hanno fatto degli uomini.
Minnie - Mamma mia!
Io - Ne hanno fatto dodici: sei uomini e sei donne.
Minnie - Per carità! Come erano?
Io - Precisi, come voi e come io.
Minnie - Dove sono?
Io - Non si sa. Li hanno cercati inutilmente. Sono in giro, chi sa dove. Erano perfetti. Impossibile distinguerli dagli uomini e dalle donne veri.
Minnie - Ho paura. Non uscirò più di casa. Perché non li trovano? Loro lo diranno, lo debbono dire, loro, che sono finti.
Io - Loro? Ma non lo sanno, naturalmente. Loro credono d'essere veri.
(Massimo Bontempelli, Giovane anima credula, 1925)
Si è accennato alle ricerche che si compiono per dotare i robot di emozioni artificiali e di coscienza, sempre artificiale, rendendoli così sempre più simili a noi. Le emozioni sono per gli umani un tratto costitutivo fondamentale, inseparabile dalle altre nostre caratteristiche: sono strettamente intrecciate alla razionalità computante, ma anche alle funzioni fisiologiche, alla memoria, all’esperienza, sono profondamente innestate nel corpo, inteso sia come insieme di organi sia come depositario della nostra identità, dei nostri ricordi e della nostra storia.
Dottor Gall: I Robot quasi non avvertono i dolori fisici. Ciò non ha dato buoni risultati. Dobbiamo introdurre la sofferenza.
Helena: E sono più felici se sentono il dolore?
Dottor Gall: Al contrario. Però sono tecnicamente più perfetti.
(Karel Čapek, R.U.R.)
L’evoluzione dei robot
Le leggi di Asimov hanno a che fare con il comportamento dei robot nei nostri confronti: ma c’è anche l’altra faccia della roboetica, quella che concerne il nostro comportamento verso i robot. I problemi di tipo d (l’etica robot -> robot + ambiente) sono certo quelli più avveniristici, e li possiamo tralasciare, mentre non sono cosi lontani nel futuro quelli di tipo b (l’etica umani -> robot); che riguardano il nostro comportamento verso i robot.
A quale crocevia l’evoluzione in noi umani ha imboccato la strada sbagliata, al punto che abbiamo associato il soddisfacimento del piacere alla spinta alla distruzione?
(Christa Wolf, Guasto)
Secondo me non ci siamo arrivati: è innato nella nostra specie. Il desiderio di distruzione è così radicato in noi che nessuno riesce ad estirparlo. Fa parte della costituzione di ognuno, giacché il fondo dell’essere stesso è certamente demoniaco. Il saggio è un distruttore placato, in pensione. Gli altri sono distruttori in servizio.
(E.M. Cioran, Dell’inconveniente di essere nati)
Abbiamo visto come la presenza tra noi di robot sempre più raffinati e intelligenti apra una serie di problemi etici, che nel loro complesso costituiscono un settore di indagine nuovo e importante, la roboetica. Un esempio già attuale di problema roboetico è rappresentato dall’uso in guerra dei “robot soldato”, cioè di robot costruiti, addestrati e impiegati in azioni belliche, con lo scopo precipuo di uccidere i nemici (uomini).
«Che siamo fatti di carbonio o di silicio non ha importanza: ciascuno di noi dev’essere trattato col giusto rispetto»
(Arthur C. Clarke, 2010)
Esaminiamo ora il concetto di “roboetica”, cercando di esplicitarlo nei suoi significati possibili. Dalle considerazioni fatte nelle puntate precedenti emerge una prima accezione, molto generale: “roboetica” è semplicemente “l’etica nell’epoca dei robot”, cioè l’insieme dei comportamenti dell’umanità (e la valutazione di questi comportamenti) quando dell’ambiente in cui vivono gli uomini facciano parte anche i robot.